La cupezza e la fragilità di Donatella. La voglia di essere bella e di ridere di Beatrice. Le sigarette accese e poi spente, di nuovo accese e di nuovo spente di entrambe. La felicità che anche per te una volta era “nei posti belli, nelle tovaglie di fiandra, nei vini buoni, nelle persone gentili”. Le corse in macchina, per sentirsi leggere. I tramezzini e i lupini mangiati sulla passeggiata di Viareggio. Io e te che scappavamo al mare lungo l’Aurelia piena di fiori.

“Stiamo cercando solo un po’ di felicità”

Il passato che bussa, bussa continuamente, senza che tu sappia chiuderlo dietro una porta. Che ti mantiene irrisolta, tuo cruccio e alla fine, anche tua bellezza. Tu che cantavi e ballavi con me sulle note dei 45 giri, e che ora canti davanti al pc con le cuffie in testa. Tu che mi dicevi: “Sono piena d’amore” e che ora dici: “L’amore non c’è più”. Le tue lacrime, le storie che inventavi: “Tua nonna è una principessa, guarda sempre avanti, non piangere”. Le favole ci sono sempre servite per non abbatterci. Tu mi hai insegnato a raccontare fiabe per tutto quello che ci accadeva.

“Quando ti prude la schiena, sono io che ti faccio il solletico”

Ci sono cresciuta in mezzo alla tua pazza gioia. E’ stato bello, nel tempo dell’infanzia. L’altro lato faceva capolino poche volte. Il dolore, la tristezza, la rabbia. Ti mascheravi da Pierrot e lasciavi scivolare una lacrima: “Piango vedi? Come la maschera”. Ma poi scoppiavi a ridere e io mi sentivo bene. Oggi fai lo stesso con Pietro. Anzi, con lui sei più brava. Non hai neanche più le lacrime. Lui ti fa ridere, ti riporta indietro nel tempo, lui, così avaro di smancerie, a volte ti si butta al collo e ti dà un bacio e tu, torni a risentire qualcosa.

“Sono nata triste. Depressione maggiore, hanno detto. E allora curami no? Loro. I servizi sociali. Loro. I dottori. Loro lo sapevano, sapevano tutto. Che piangevo, che ho sempre pianto, che piangevo per la scuola, che piangevo per i compiti. Ho sempre pianto”

Anche tu sei nata triste, sei nata Donatella e poi ti sei trasformata in Beatrice. Quelle due anime hanno convissuto e convivono dentro te. Vorrei tanto che tu vedessi questo film ma al cinema non vai più. “Non mi piacciono le sale buie”. Oppure: “E perché dovrei vederlo? Pensi che io sia pazza?”. No, penso che tu sia stata molto brava. E che anche noi, intorno a te, lo siamo stati. Con le fughe, la paura, i silenzi, le urla. Perché è complicato avere accanto Donatella e Beatrice, crescere così, sentire come sentono loro, essere figlia e madre nello stesso tempo. Scavare nelle bugie per trovare un frammento di realtà. Leggere le tue poesie, le tue lettere interpretando i messaggi che hai per noi. Tapparsi le orecchie per non sentirti e poi venire ad abbracciarti perché stai chiedendo scusa.

“Stiamo cercando solo un po’ di felicità”

Alessandra Bravi