Il portare con la fascia il proprio bambino è un metodo antico, ancestrale, usato soprattutto nei paesi del Sud America, come la Bolivia e il Perù e in Africa, luoghi del mondo dove le donne per tradizione, per necessità o per mancanza di alternative si prendono cura dei loro piccoli senza mai separarsene, portandoli con sè ovunque. Nella società occidentale molti pediatri suggeriscono questo metodo ad alto contatto fisico perchè pare offra non pochi vantaggi; il neonato ritrova nella fascia la stessa postura e la stessa vicinanza al cuore della madre che aveva durante la gestazione e si sente tranquillo. Le donne europee ormai da molti anni usano la tecnica del portare con la fascia.
Lei è una di quelle. Aveva scelto questo metodo prima ancora che la Triglia nascesse perchè lo sentiva più vicino al suo stile di vita. Lei è solita passeggiare nel parco protetto di Porto Selvaggio, il suo luogo incantato, dove con la carrozzina è proibitivo avventurarsi. Le piace passeggiare sulla spiaggia d’inverno, quando insieme a lei sulla battigia c’è solo qualche gabbiano ad aspettare il rientro dei pescatori e quella voglia di solitudine non avrebbe potuto soddisfarla con le rotelle di un qualsiasi passeggino. In generale le piace molto camminare e a spingere una carrozzina si sentiva goffa e a disagio, e inoltre, abitando al primo piano, le veniva scomodo salire e scendere ogni volta le pesanti attrezzature da passeggio. Ma soprattutto scelse la fascia perchè è una persona alla quale piace il contatto fisico, lo stare vicini vicini, il toccarsi e sua figlia sembra proprio aver preso da lei. In realtà, quella del bisogno di contatto, sembra essere una caratteristica di tutti i neonati, tanto che appena messi nella fascia si sentono così bene che si addormentano sereni. Anche a lui, suo compagno e padre della Triglia, piacque molto l’idea e spinto dalla curiosità, che mai gli manca, imparó ad usarla. La prima volta che la Triglia si addormentó sul suo petto provó un’emozione simile a quella provata il giorno che divenne padre, divenne padre un’altra volta, con il corpo.
All’inizio fu complicato imparare ad usarla, si trovavano tra le mani una fascia di tessuto lunga più di cinque metri dalla quale, con grande maestria di mani e mente dovevano ricavarne una sacca porta bebè. La consulente che chiamarono fu meravigliosa, arrivó a casa loro con un sorriso irresistibile, il trolley pieno di stoffe colorate e con in braccio Azzurra, la bambola con la quale fare le prove. Fu un lungo e intenso pomeriggio d’estate quello durante il quale impararono le prime due legature. Poi si incontrarono un’altra volta, due mesi più tardi, la Triglia aveva ormai quattro mesi e bisognava imparare nuove legature più adatte alla sua età. Così dal triplo sostegno passarono alla x davanti e poi alla legatura sul fianco. Ormai erano abili e non ci facevano neppure più caso, gli sembrava semplice e immediato, come spingere un passeggino, solo più comodo e più piacevole. Ma gli altri, quelli del paese, che tutti i giorni le vedevano camminare insieme avvinghiate dalla fascia, ci facevano caso a loro, eccome!
“Poverina quella bambina” spesso le dicevano più o meno sottovoce.
“Guardi che mia figlia è bella e contenta, pensi piuttosto a lei, la vedo con delle occhiaie profonde,si faccia vedere da qualcuno non vorrei che avesse qualcosa che non va” le rispondeva lei sorridendo.
” Signora, ma siamo sicuri che la bambina non caschi?” – in genere era un uomo che le poneva questa domanda.
” No, ogni tanto casca e si fa parecchio male, ma che ci vuole fare? La raccolgo da terra e ce la rimetto”.
Ormai le aveva sentite così tante volte che aveva una risposta per ognuno degli impiccioni scettici.
” Ma non è che soffoca lì dentro?”
” Oddio! Non ci avevo proprio pensato, aspetti che controllo se respira”.
Poi c’è il passante che si preoccupa della sua salute:
“Ma ce la fa a portarla? Non le fa male la schiena?”
” Si guardi, sto cercando di fingere di essere comoda e disinvolta ma in realtà dentro di me soffro immensamente”
Oppure i conservatori nudi e puri:
” Ma non era più comodo il passeggino?”
” Ma non è più comodo a farsi i fatti suoi?”
Lei ormai aveva una risposta per tutti tranne che per uno, per quel commento pronunciato quasi sempre in dialetto da un’anziana, che ogni volta la lasciava senza parole:
” Comu sta bella la piccinna core a core cu la mamma sua”.

Elisa Pastore

nella foto lei con la Triglia fotografate da lui.