Babbo Babbo, scusami, sono in ritardo. In stra-ritardo. Mancano due giorni alla notte in cui con la tua slitta e le renne (ho imparato ieri alla festina dell’asilo di Pietro che la tua renna regina si chiama Rodolfo), scenderai dal camino – ricordati che a casa nostra non c’è, trova un’alternativa, ti prego –  e ci porterai tanti bei doni.

Dicevo. Sto in ritardissimo con le richieste. Eppure quest’anno, dal primo dicembre, io e Pietro facciamo pure il calendario dell’Avvento – che secondo me, data la gola del mio dolce figliolo, mi toccherà replicare ogni mese – e stamani ho visto il numero: 22.

Non posso più chiederti tutte quelle belle cose che volevo – ma sono certa che ci ha pensato il mio compagno, le mie amiche ecc…- per cui ho una sola richiesta da fare per il prossimo anno. Ma è la più importante, che tu vorrei esaudissi davvero, che tu portassi dentro la nostra casa.

Regalaci il tempo, Babbo Natale.  Ci manca come l’aria.

Il tempo senza sguardo-ogni-dieci-minuti all’iphone o all’ipad. Il tempo di ascoltare e quello di guardarsi. Il tempo di fare l’amore e di stare sotto le coperte che diventano una tenda per ripararsi dalla pioggia. Il tempo di ridere ma anche quello di arrabbiarsi. Il tempo di pensare: alle parole da dire, ai progetti, alle proprie emozioni, agli articoli, ad un altro figlio. Il tempo di goderci questo, di figlio. Che cresce a vista d’occhio e che sembra mangiarselo lui, il tempo. E che a volte invece lo ferma. Magicamente, come Peter Pan. E noi dovremmo essere Trilly e godercelo quel momento dilatato, sospeso, e invece sembriamo il coccodrillo di Capitan Uncino con la sveglia dentro la pancia.

Il tempo di sentire la poesia scritta da mia madre. E quello di fermarmi a chiacchierare con le mie amiche di sempre. Il tempo di un cinema e di un aperitivo con lui, senza che sia salutata come un’eccezione da segnare sul calendario. Il tempo di sedersi a tavola tutti e tre insieme, una, due, tre, quattro sere consecutive. Il tempo di riprendere un treno lento, di quelli che impiega un’ora e 40 per fare Firenze-Lucca. Il tempo di scegliere un vestito: che sì, sono sciatta, vesto male, odio fare shopping ma anche a me piacerebbe girellare per due-tre ore alla ricerca dell’ABITO. Il tempo di scrivere. Finire di scrivere quei benedetti tre libri chiusi nel Mac. Il tempo di giocare e di divertirci, non solo durante le vacanze estive. Il tempo di andare a prendere le banane e le pere per non incappare nel suo visino deluso quando capisce che te ne sei dimenticata.

Ma se non puoi regalarci il tempo caro Babbo, perché dovremmo essere in grado di trovarcelo da soli, almeno evitaci le perdite di tempo. Le parole sempre uguali, le promesse non mantenute, le mail mandate e a cui non ricevi risposta, le lungaggini che nascondono il vuoto, evitaci la mancanza di chiarezza e le discussioni che non portano a niente. Sfronda Babbo Natale, aiutaci a sfrondare, a vedere pulito, a riprenderci noi stessi prima che il tempo, infine, ci manchi davvero.

Alessandra B.