IMG_2880Regola numero due: dormire la notte. È la scritta che campeggia su una deliziosa maglietta che hanno regalato tempo fa a mio figlio Davide. Molto carina. Sebbene sollevi in noi una perenne domanda: numero due??? No, perché qua non si dorme da sedici mesi e le uniche due notti in cui siamo riusciti a mettere insieme qualche ora di fila ce le ricordiamo più del giorno del nostro matrimonio. Ci sono state notti di coliche, notti a pulire cacche a fontanella, notti a giocare, notti seduti sul divano, notti a cullare una il bambino l’altro il cuscino, notti di progetti, notti preoccupate, notti di risate. Ora sono arrivate le notti della rassegnazione mista a personale voglia di coccole. Ovvero, all’ennesimo risveglio, Davide conquista il lettone. Non sto qui a dibattere di co-sleeping o indipendenza (non che non trovi il tema estremamente interessante), ma il punto è: ma quale co-sleeping? Lui sleeps e noi co…l cavolo! Il nostro ometto ha da sempre l’abitudine di dormire a quattro di bastoni. Non ci resta che una strisciolina di Gaza da proteggere coraggiosamente contro occupazioni improvvise. E sì, perché da un mesetto gli piace mettersi anche di lato. Occupa meno spazio, si potrebbe pensare. Vero, ma questo cambio di posizione è accompagnato dalla pretesa della tua mano tra le sue. Anche se lui si gira dall’altra parte rispetto a te. Ti toccano dunque ore col braccio lungo lungo e pronto alla paresi temporanea perché, che vuoi fare? Rischiare che si svegli? Mai sia. Tuttavia la performance notturna che Davide preferisce resta quella del ponte tra mamma e papà. Questa prevede che la sua testa sia su di me, accucciata sul petto a ricordarmi quando era un batuffolino o adagiata sulle gambe a seconda dell’altitudine del ponte che intende erigere. A volte gli piace farsi spazio sul mio collo, tipo gatto che fa le fusa. C’è un’unica parte che resta immutata in questa posizione: i piedi devono stare in faccia al papà. Piccolo, tenerissimo, ma già ci mette i piedi in testa.

Alessandra Erriquez