libro-bambini-nannaHo sempre adorato i manuali. Di qualunque cosa. Dal sussidiario della scuola elementare al Bignami del liceo che ti salvava da compiti e interrogazioni fino ad arrivare a “Tutto il giardinaggio spiegato in 24 ore” (in cui resto comunque una vera frana).

Quindi: appena sono rimasta incinta, ho riempito uno scaffale di libri, libriccini, guide alla gravidanza, alla maternità, al neonato. Alcuni li ho letti in parte, altri li ho letti tutti.

Memorabile una mia amica: “Ma sei diventata grulla a leggere ‘sta roba qua?”. Nella fattispecie aveva aperto una pagina del manuale di Tracy Hogg, “Il linguaggio segreto dei neonati”, che parlava del sesso dopo il parto con tutta una serie di indicazioni che “Tata Tracy” dava ai neo genitori. (“Tata Tracy” è una tipa molto puntuale, ci tiene a fare tabelle per tutto, fin da quando sei in ospedale ti consiglia di segnare quante volte allatti, a quale seno allatti di più, come e quanto piange il neonato ecc… La cosa che le piace di più poi, è fare tutta una serie di categorie: di genitori, di bambini, di modi di fare).

Ho abbandonato Tracy Hogg quasi subito. A pagina 40 ci sono le “Venti domande per conoscere il vostro bambino” alla fine delle quali viene fuori un profilo del piccolo che si suddividono in “angelico”, “da manuale”, “sensibile”, “vivace”, “scontroso”. Ho risposto durante il primo mese e il piccolo Pietro pareva un mostro. Ora, Tracy Hogg si rende conto dell’impatto che un test del genere può avere su una neo mamma che ha un figlio sensibilevivacescontrosopernondireriottosoavolte?

Ho imparato invece, sulla mia pelle e su quella di Pietro, cara Tracy, che ogni bambino è un tipo, una categoria che cambia continuamente. Di mese in mese, ma anche di settimana in settimana a cui diventa molto difficile applicare metodi e un “si fa così”. Che non esistono bimbi angelici o bimbi scontrosi, non almeno finché sono così piccoli, ma che esistono bimbi che da angelici possono trasformarsi in scontrosi e poi ritrasformarsi ancora.

L’altro manuale che ho letto, a pezzetti, è “Fate la nanna”, quello del famoso metodo Estivil riassumibile così: il tuo bimbo non dorme? L’insonnia si può curare una volte per tutte: abitua il piccolo a dormire nella sua culla o nel suo lettino e se fa resistenza, lascialo piangere, non intervenire, prima o poi si addormenterà. Ad alcune mamme amiche questo metodo ha funzionato. Il figlio piangeva 10-15 minuti e poi crollava esausto tra le lacrime. Il giorno dopo piangeva 8-10 minuti, due giorni dopo 5-8 minuti fino a che smetteva di piangere e dormiva da solo nel suo lettino senza bisogno di cullarlo e di ninne nanne.

Io ci ho provato ma ci sono bimbi che possono anche piangere un’ora e mezzo, diventare viola dallo sforzo, affannarsi nella respirazione. Ho smesso quasi subito di applicare questo metodo. Sono una mamma mollacciona? Sì, può essere. Ma credo che ogni madre debba cercare, insieme al piccolo, il suo modo di addormentarsi. Col padre per esempio, sta trovando il suo. Lentamente, faticosamente, ma il lettino non è più un nemico. Con me, ci stiamo lavorando. Ma per nessun motivo farò addormentare mio figlio tra le lacrime.

C’è solo un manuale che leggo sempre ed è uno di quelli super pratici del tipo: come tagliare le unghie al neonato, i primi alimenti ecc… si chiama “La cura del mio bambino” di Ann Peters e lo consiglio caldamente. Niente voli pindarici ma una guida molto pratica e molto utile.

Infine, un metodo infallibile scoperto da poco sulla Rete: si chiama Ducdc. Leggere e applicare, questo non sbaglia mai 😉

Alessandra B.